Il Film

Être et Durer è un film documentario che esplora la relazione tra madri e figli adolescenti. Il pretesto e l’ambiente di questo confronto è la disciplina del Parkour – uno sport estremo che forza gli adulti a affrontare gli incidenti, a confrontarsi con le ansie, a sopportare il rischio di morte – e la necessità di confrontarsi con i propri limiti. Stesse paure e limiti che gli adolescenti vogliono sfidare nel loro processo di crescita. L’autrice s’interroga su come le madri di altre culture affrontino la necessità di educare e lasciare andare, di porre dei limiti senza essere limitanti, di come accettare il destino e arrendersi alla scienza dell’evoluzione.

Se non vi è mai capitato di essere ‘riaccompagnati’ a casa dai poliziotti alla fine di una scappatella finita male, è più difficile comprendere cosa scatta nella mente di una madre quando deve affrontare l’adolescenza irrequieta del figlio. Così com’è difficile comprendere il Parkour se non si è avvezzi ai figli ipercinetici, dimenticando quel gusto primordiale del movimento puro che le nostre educazioni urbane ci hanno civilmente insegnato a contenere.

Il Parkour e il Freerunning sono discipline urbane nate nelle banlieue francesi una decina d’anni fa e dilagate tra i giovani come una contagiosa epidemia. Un marchio di appartenenza delle tribù urbane di tutto il mondo. Sport estremo, pericoloso, rivendicato come percorso verso la costruzione di una consapevolezza del sé… o solo una egoistica esaltazione di esibizionismo e irresponsabilità?

Questo è un film che indaga i rapporti tra i giovani traceur e le loro donne. E’ un film sul pericolo, sul gusto del rischio dei giovani maschi in contrapposizione alle ragioni dell’amore, ai diversi approcci che le donne di diverse culture mettono in gioco per assecondare la crescita dei propri figli, mariti, compagni.

E’ un film corale dove traceur di Bologna, Liverpool, Parigi, Shangai, Hong Kong e Gaza, saranno a confronto con le proprie famiglie e con le rispettive crew, il tutto raccontato attraverso l’esperienza in prima persona dell’autrice che partendo dal ‘cortile di casa’ ci accompagnerà a conoscere altre realtà esterne all’Italia, condividerà le reazioni di donne di altre culture, cercherà di capire se le esperienze maturate da altre madri più consapevoli o solo più (s)fortunate possano dare risposte alla comune ansia di lasciare i figli fare le proprie scelte, reprimendo le proprie angosce.

E’ anche un film sull’idea adolescenziale del diritto delle proprie scelte, sul mito di onnipotenza della gioventù, sul rifiuto dei limiti e degli ostacoli – sia quelli urbani che quelli della routine e del conformismo della società moderna. Nessun impedimento, nessuna barriera, nessun divieto può fermare i traceur nella loro ricerca… Ma è soprattutto una riflessione sul perché una madre dovrebbe essere felice di lasciare un figlio rischiare oltre il limite, mentre lei stessa si confronta con le proprie paure.

E’ infine un film sul passaggio dal gioco all’età adulta. Alcuni dei traceur protagonisti delle nostre storie sono giunti a livelli di professionismo tali da potarli di fronte a scelte inevitabili. Tutte le abilità sviluppate nell’annullare gli ostacoli con l’addestramento fisico, sono applicabili nelle scelte di una nuova modalità di vita? Oppure le illusioni giovanili crolleranno inevitabilmente sotto il peso delle responsabilità dell’età adulta?

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La storia
La regista
Distribuzione


CREDITS

Regia e sceneggiatura: Maria Serena Mignani
Fotografia: Nicola Piovesan – Mario Chemello
Seconda camera: Fabio Aquila – Rocco Lobosco
Montaggio: Nicola Piovesan – Lorenzo Castiello
Suono: Fabio Aquila
Colorist: Salvo Lucchese
Sound Mix: Diego Schiavo
Mastering: Marco Murat
Produzione: Imago Orbis
Assistente di produzione: Chiara Borghesi